La parola agora
deriva dal greco e significa assamblea o riunione e dà il nome alla piazza
pubblica, centro artistico, spirituale e politico della città, dove è nata la
democrazia nel secolo VaC
Democrazia significa
“governo o potere del popolo” ed è il contrario della parola aristocrazia, che
significa “governo o potere di una elite”.
Karl Popper definì
in contrasto con al dittatura la democrazia, nella quale il popolo aveva
l’opportunità di controllare i suoi rappresentanti e destituirli senza bisogno
di una rivoluzione
Esistono due forme
di base della democrazia: la democrazia rappresentativa, dove il popolo elegge
i rappresentanti che si fanno carico di legiferare e di far eseguire le leggi.
E la democrazia diretta, dove tutti e ognuno dei cittadini hanno una
partecipazione attiva nel governo del paese.
Perché chiamiamo
democrazia il sistema nel quale viviamo?
Forse che non è
composto da una elite incancrenita che oltretutto non ci rappresenta?
Perché li votiamo?
Perché ci lamentiamo
seduti?
Siamo idioti?
O abbiamo solo
paura?
Paura di perdere il
lavoro
Paura del futuro
Paura di non poter
pagare il bollo della macchina e il mutuo della casa
Paura di non poter
dare il meglio ai nostri figli
Paura dell’esclusione
sociale, di provare vergogna, di non avere proprietà
Paura di essere un
“signor nessuno”
Paura di sognare
Paura di essere
libero
Paura di vivere (traduzione Panta Fika)
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of Salva Ferrando and are protected under international copyright laws.
Dopo i primi intensissimi 15 giorni di giugno,
la scorsa settimana mi sono visto costretto a farmi visitare dal
fisioterapista….quello che cominciò con un pizzico al ginocchio è diventato
alla fine insopportabile cosicché ho fissato un appuntamento in un paio di giorni e dopo la visita, il medico mi ha consigliato
circa 10 giorni di riposo, esercizi per rinforzare il menisco e di mettere
ghiaccio per 5 volte al giorno…
Così sono qui, solo a casa….Sono rimasto senza
poter seguire il pomeriggio di garofani del sabato e continuo a non poter
scendere oggi in strada per accompagnare quelli che marciano per il nostro
compagno Ethem Sarisülük; ieri, il poliziotto che lo uccise con un colpo in
testa è stato messo in libertà perché, secondo il suo avvocato, con la
complicità del giudice, il poliziotto ha agito per difesa personale….vi lascio
il video perché giudichiate voi stessi…
Nel riposo, in questi giorni ho avuto tempo,
oltre che per annoiarmi, per analizzare con più calma la situazione nella quale
ci troviamo.
Le proteste in Turchia, sebbene nascano con
contenuti che le differenziano da altri paesi, come possono essere la diversità
culturale e soprattutto, lo scontro tra uno stato laico e l’auge di uno stato
musulmano, sono inquadrabili dentro uno stesso malessere mondiale contro il
sistema capitalista, esattamente come in Brasile, Italia, Spagna, Portogallo e
altri paesi che conosciamo molto da vicino.
Il sistema basato sulla crescita economica si
organizza e comporta sempre in accordo ai benefici e mai alle necessità delle
persone. L’altro giorno un giornalista si chiedeva come sia possibile che
queste proteste appaiano in paesi come Brasile e Turchia, paesi emergenti, con
una gran crescita economica negli ultimi anni e considerati dall’opinione
internazionale un esempio di successo.
Può essere che le cifre del PIL di questi
paesi siano aumentate in questi ultimi anni per richiamare l’attenzione di più
risparmiatori.
Però la realtà in Turchia (non conosco
l’esempio del Brasile) è questa: negli ultimi dieci anni le imprese più grandi
dei settori strategici sono passate in mani private e straniere; banche,
telecomunicazioni, energia….le cifre della crescita economica presuppongono in realtà una gran sfasatura
con l’aumento del debito, le cui cifre non vengono mai mostrate. E, infine, il
potere d’acquisto del cittadino non è aumentato nonostante l’aumento del
salario: le spese per cibo, elettricità, acqua, gas, abitazione sono cresciute
ad un ritmo maggiore del salario. Come diceva un amico: “arriviamo alla fine
del mese con i portafogli vuoti”.
Siamo in un momento storico molto importante:
la caduta del capitalismo. Non ho dubbi su questo. I dubbi che ho girano intorno al cammino da
seguire nella creazione di un nuovo sistema più giusto e egualitario, dove
primeggi il beneficio del popolo con l’ambiente circostante, con il fondamento
din una pace permanente tra le nazioni e l’obiettivo di perseguire la verità
dell’esistenza, mediante la ricerca e la creatività.
La creazione di un nuovo sistema, come accade
oggi, sarà aperto a variazioni multiple secondo culture e geografie.
Però penso che ci sono due grandi pilastri che
devono essere totalmente distrutti quanto prima: uno è il sistema finanziario,
basato sulla crescita costante di benefici e legato a influenze meramente
speculative che alterano il valore della ricchezza che creiamo con il nostro
lavoro. L’altro è la religione, che deve essere completamente messa a parte
della sfera del pubblico, senza poter esercitare influenza alcuna nella
organizzazione di nessuno stato. Questo
implica, nel caso della Spagna, separarla completamente dall’ istruzione ed
eliminare completamente ogni forma di finanziamento statale.
Una volta distrutti questi due grandi
pilastri, saremo pronti per riformare il resto di settori nondimeno importanti:
salute, istruzione, energia, tecnologia e scienza, tutti basati su un
equilibrio sostenibile tra la creazione di risorse e ricchezza e la popolazione
demografica.
La salute non è un privilegio, ma un
diritto. Così che non può essere legata
né al sistema finanziario, né ai profitti delle imprese farmaceutiche, né al
potere d’acquisto del cittadino.
L’istruzione è la fonte di ricchezza più
importante di qualsiasi società. L’istruzione deve essere flessibile e
dinamica, basata sulla curiosità per la ricerca e la sperimentazione, con la
creatività come principale strumento.
Come si può educare una generazione se il
sistema educativo cambia ogni quattro anni e il ciclo educativo proposto attualmente si basa su una durata da
20 a 25 anni?
Si devono stabilire le basi per la creazione
di energie totalmente pulite e rinnovabili. Né la loro produzione, né il loro
consumo possono essere legate a fattori di beneficio economico, ma alle
necessità della società e alla loro sostenibilità.
La scienza e la tecnologia devono perseguire il
miglioramento di vita di qualsiasi essere vivente, sempre in perfetto
equilibrio con l’ambiente. La ricerca deve essere il motore che ci porti a
perseguire la verità dell’esistenza.
Infine credo che lo studio della popolazione
debba portarci a creare un modello demografico che realizzi un perfetto
equilibrio tra la creazione di ricchezza e il lavoro necessario per sostenere
un mondo egualitario e stabile. Il lavoro, senza dubbioo, è un altro diritto e
non un privilegio per il quale ci sentiamo fortunati, come vogliono farci
credere.
Come può essere che ci troviamo a ringraziare
per il fatto di avere un lavoro o ricevere una paga alla fine del mese? Non
sarebbe più normale che ci ringraziassero per lo sforzo e le ore che dedichiamo
ai loro benefici?
Nel caso particolare della Turchia, le
differenze culturali e religiose sono fondamentali nel cambiamento del sistema
sociale che può spingere i differenti gruppi
alla violenza.
La Turchia è sempre stata una terra di
confluenza e di mescolanza di culture. Nel 1923 Mustafa Kemal Atartuk instaurò la repubblica laica di
Turchia a partire dalla difesa delle zone di lingua turca discendenti del
decaduto impero ottomano e dando luogo a novanta anni di una certa stabilità
nonostante la coesistenza delle religioni musulmana, nelle sue varianti alevì e
sunnita, con la cattolica, ortodossa e popolazioni giudaiche come quello turco,
curdo, armeno, greco…
Di fronte a questo panorama complesso, il
primo ministro Tayyip Erdogan, che sembra essere contro la stabilità, sta
esibendo un atteggiamento provocatorio senza precedenti.
Dopo che le rivolte hanno scosso la stabilità
del paese, Tayyip Erdogan ha deciso di mettere in moto la sua campagna
elettorale per le elezioni regionali fra 8 mesi.
Però nei suoi comizi Erdogan non fa promesse
elettorali, né parla di futuri progetti né molto meno dei vantaggi che hanno
portato in questi anni di crescita economica.
I comizi hanno come obiettivo attaccare il suo
avversario Kemal Kılıçdaroğlu,
presidente del CHP, attaccare Israele, Siria e le lobbies finanziarie che,
secondo lui, stanno dietro le rivolte e soprattutto stanno dividendo la
popolazione mediante la strumentalizzazione della religione. Il suo discorso si
sviluppa nei termini LORO e NOI.
Loro, i terroristi. Quelli che sono entrati
nella moschea con le scarpe, che hanno bevuto alcol e fatto sesso in gruppo
(questo non è uno scherzo, e tale quale lo racconta Erdogan). Quelli che
bruciano bandiere turche. Quelli che attaccano le nostre figlie che usano il
velo…e così per un paio d’ ore…
In questa strategia lo sostengono i mezzi di
comunicazione più seguiti in Turchia,
tutti in mano a gruppi vicini al primo ministro e che con il loro silenzio o le
loro mistificazioni stanno contribuendo a creare due parti differenziate: i musulmani
credenti e ignoranti, seguaci di Tayyip e il resto, in cui si include ogni tipo
di gruppo con il denominatore comune anti AKP, ma con tante differenze che la
loro riduzione ad un unico colore diventa impossibile.
Le televisioni che, al contrario, hanno
trasmesso le proteste senza censura come Halk tv o Ulusa Kanal stanno ricevendo
multe una dopo l’altra, secondo il governo perché la loro informazione può
danneggiare lo sviluppo morale e mentale dei giovani.
E’ in cantiere, per finire di sistemare le
cose, una nuova legge sopra i social network perché secondo il governo sono
usate dai terroristi per incitare alla violenza…
E proprio ieri, diventavano pubbliche le nuove
indicazioni sulle capsule del gas lacrimogeno.
Ho fatto un post un paio di settimane fa sull’uso del gas che si
raccomandava sulla capsula. Sulle nuove capsule sono cambiate le istruzioni.
Così che dove prima si indicava che non si poteva “lanciare direttamente contro
la gente” ora si indica che “non si possono lanciare direttamente contro
persone che si trovino a meno di 3 metri”. E sono state cancellate le
indicazioni “proibito lanciare al chiuso” o avvertenze come “lanciare con un
angolo di 45 gradi verso l’alto”.
Intanto i protestanti hanno cominciato, come
commentavo l’altro giorno, una serie di assamblee popolari in moltissimi
quartieri della città. In queste si discutono, con totale libertà, le azioni da
portare avanti…la loro convinzione: usare la via pacifica, le loro armi: la
creatività, il loro obiettivo: le elezioni regionali fra otto mesi. Il loro
maggior inconveniente: la diversità.
Sarà un cammino lungo, però non si torna
indietro.
La loro massima: non dimenticheremo né permetteremo
che si dimentichi! Questo è solo l’inizio! Che continui la resistenza! Avanti!
Oggi sabato 22 giugno, i manifestanti hanno
convocato una riunione pacifica in piazza Taksim con l’intenzione di portare
garofani al parco di Gezi in ricordo della 4 vittime che hanno perso la vita da
quando sono cominciate le proteste e gli attacchi della polizia il 30 maggio
Il garofano è simbolo di libertàrivoluzione da quando, il 25 aprile 1974, una
donna portoghese regalò garofani ad alcuni soldati e questi li misero nelle
loro carabine all’inizio della rivoluzione portoghese conosciuta più tardi come
la rivoluzione dei garofani.
Immagine del 1974 in Portogallo
Però oggi, a Istanbul, la polizia ha impedito
che i manifestanti entrassero nel parco in maniera totalmente pacifica. Il
piano era lasciare i fiori, cantare alcune canzoni e poi ritirarsi. La polizia,
che aveva fatto cordone intorno al parco, ha annunciato ai manifestanti per
megafono:
“per favore, vuotate le piazza e lasciatela
libera per i cittadini” . E nella sorpresa di tutti i sopraggiunti, circa
25.000 persone, inclusi molti bambini con le loro famiglie, la polizia ha
cominciato un altro attacco con i cannoni ad acqua e lanci di gas lacrimogeno
Le mobilitazioni di sono disperse però molti
di loro, indignati, si sono concentrati di nuovo nella strada di Istiklal e si
mantengono tali per il momento, protestando con urla contro la polizia:
“polizia dimettiti, vendi ciambelle e vivi con
onore”
“qualsiasi posto è Taksim e in qualsiasi posto
resisteremo”
“Questo è l’inizio, la resistenza continua”
La maggior parte dei canali televisivi,
controllati dal regime di Tayyip Erdogan, continuano a mantenere sotto silenzio
la realtà; non trasmettono nessuna notizia o quando la trasmettono, come alcuni
canali questa notte, è per comunicare che la polizia è dovuta intervenire,
senza usare la forza, per dissolvere le manifestazioni di alcuni marginali…
(tutte le foto sono condivise da alcuni
compagni attraverso i social network)
Questa era l’immagine della manifestazione
prima dell’attacco della polizia.
Questa l’immagine dopo l’attacco della
polizia.
Foto condivise dell’agenzia NAR.
Dopo la notte di scontri, ho parlato con uno
dei miei amici, Çagri e mi assicura che ieri notte la polizia ha cambiato
tattica; con attacchi leggeri nella strada principale di Istikal, dove normalmente
si trovano giornalisti e fotografi, ed estremamente violenti nelle stradine,
dove non hanno smesso di sparare con proiettili di gomma: (traduzione Panta Fika)
"Çapulcu” è il termine con
cui il presidente della Turchia si è riferito a coloro che protestavano nel
parco di Gezi nei primi giorni di mobilitazioni. “Çapulcu” è chi non ha di
che vivere, chi non dispone di proprietà e si barcamena al limite della legalità per sopravvivere.
“Çapulcu” è un/una marginale disprezzato/a dalla società.
Nelle foto che seguono vi
presento una serie di persone autodefinitesi “Çapulcu”. Prima erano
professore, studente, informatico, impiegato di banca, produttore, scrittore,
giornalista, cantante, direttore, attore, avvocato, disegnatore, calciatore,
cuoco, artista, insegnante di immersione e di yoga... (traduzione Panta Fika)
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