sábado, 15 de junio de 2013

oggi giorno di paura e felicità nel parco Gezi (13/06/13)


albeggia nel parco Gezi con in testa le minacce che ieri ha reso pubbliche il presidente Tayyip Erdogan, assicurando che la sua pazienza era finita e che in 24 ore sarebbero stati buttati fuori tutti gli occupanti del parco.
Ma come tutti i giorni qui nel parco si prepara la colazione, che viene servita per più di due ore: formaggi, olive, pomodori, cetrioli, marmellata, con la sua razione di pane e come accompagnamento il tè turco (çay).
“esiste una colazione migliore?” Twittea Nuray dal parco Gezi.
Tutto quello che viene offerto nel parco è gratuito. Tutto organizzato e servito da chiunque abbia voglia di aiutare.
Ci sono due grandi cucine, provviste di donazioni anonime di vicini o di negozi. Non si accettano soldi, solo prime necessità: acqua, cibo, medicine…
Ci sono decine di tavoli con dolci, cioccolato, biscotti e acqua che vengono distribuiti durante le 24 ore all'interno del parco, in lungo e largo.
Oggi mentre ero seduto accanto ad una tenda da campeggio di alcuni amici, si è avvicinata timidamente una coppia, la moglie con suo marito, che avranno avuto un 60 anni:
“Una domanda! Ma non avete freddo di notte?” mi chiedono.
“no, no, non si preoccupi. Abbiamo coperte e sacchi a pelo”
“Ay! Tutte le notti quando vado a dormire, non smetto di pensare a tutti voi” mi dice con dolcezza.
“Non si preoccupi, stiamo bene, ci prendiamo cura uno degli altri…”
“Se hai fame, ho appena lasciato delle tortine (poças), che ho fatto per voi. Corri! Sono ancora calde!”, e vanno via, con tranquillità.
L’ambiente di fraternità che c’è nel parco è contagioso; tutti si alzano per dare una mano anche per la più piccola cosa; in solo qualche minuto, una catena umana scarica e porta casse d’acqua, fino al campamento centrale. Tutti si guardano negli occhi, sorridono e ringraziano per qualsiasi aiuto dato loro. in vita mia non avevo mai visto una cosa simile. Così tanta gente, quotidianamente, con questa capacità di essere complici e di rispettarsi.
Nel parco ci sono tre zone adibite a pronto soccorso, dove ci sono dottori che assistono tutti i giorni in modo disinteressato, prima o dopo aver svolto il loro orario lavorativo vero e proprio. Molti studenti, durante queste settimane, stanno probabilmente facendo il tirocinio più importante.  Nelle zone del pronto soccorso, è assolutamente vietato fare fotografie, per paure alle possibili ritorsioni da parte del governo.
C’è pure una biblioteca fatta da donazioni e contributi di manifestanti e vicini.
C’è una televisione enorme nella zona centrale del parco, dove si possono seguire le notizie e gli avvenimenti delle altre città.
Ci sono rappresentanti di moltissimi collettivi: femministe, omosessuali, lavoratori, artisti, studenti…tutti loro, con il proprio stand.
Dopo le minacce di ieri del presidente Erdogan, oggi la vita nel parco è stata segnata da certo caos e allarmismo. Arrivavano notizie da ogni parte, con o senza senso:
-La polizia ha delimitato tutta la zona di Taksim e del parco, stanno arrestando qualsiasi persona che ha nello zaino una mascherina, un casco o roba simile.
-C’è un comando di forze speciali della polizia nell'Hotel Taksim Point, pronto per attaccare alle otto di sera.
Oggi quasi tutti hanno un casco protettivo, di quelli che si usano per i lavori. Li vendono all'entrata del parco, a 10 lire turche. La vendita nel parco è proibita. Mi chiedo se tutte le truffe saranno opera di venditori ambulanti che si stanno pagando le vacanze estive con la vendita di maschere, guanti, occhialini da piscina, caschi…
E colmo dei colmi, tutti i miei amici che arrivano poco a poco, non fanno che ricordarmi che ieri hanno arrestato a tre giornalisti canadesi e che dovrei andarmene a casa…che è lì dove dovrei stare, è lì che sta il mio lavoro, condividendo attraverso il blog ed altro, quello che sta succedendo… - ma come faccio a sapere quello che succede se me ne sto a casa?- hanno tutto il mio rispetto, ma non presto attenzione a quello che mi dicono, perché anche questa fa parte dell’informazione che si da, con l’obiettivo di intimidire gli stranieri…
Nessuno è disposto ad abbandonare il parco. La gente parta di quello che può succedere se la polizia dovesse entrare, discutono sulle alternative per resistere, partendo da tutte le possibili varianti d’attacco che la polizia potrebbe fare. Non c’è paura, ma sì preoccupazione. Si nota nelle loro parole. Nessuno assicura che domani il parco continuerà ad esistere. Un attacco come quello del primo giorno, sarebbe un colpo molto duro, e se così fosse, sono quasi certi che sarebbe impossibile recuperare il parco.
Oggi è la giornata delle riunioni e tutti quanti stanno attenti alle ultime notizie. Da un lato, si aspetta la riunione che avrà luogo ad Ankara questa notte tra il governo di Erdogan e i rappresentanti delle diverse associazioni Taksim Gezi, di cui fanno parte più di 80 gruppi ed ONG:
-Non ho idea di cosa succederà- dice Murathan (30 anni) -  ma è questa la cosa importante? Salvo in me quello che è successo! È indimenticabile ed è senza dubbio l’inizio di un tempo nuovo, e quindi non mi chiedo cosa succederà. Ciò che doveva succedere, è già successo.
-Bisogna darci tempo- opina Nurai (30 anni) – non possiamo volere che tutto cambi in 4 giorni. Viviamo in un Paese democratico e vogliamo cambiare le cose in modo pacifico e legale, senza che intervengano i militari, l’Unione Europea o L’USA. Questa è la nostra rivoluzione e la faremo a modo nostro.
L’altra riunione avvenuta in sede europea, ha fatto rallegrare la gente per i comunicati pervenuti di appoggio ed avvertimento al governo di Erdogan, da alcuni paesi membri dell’UE. E queste le parole con cui Tayyip Erdogan ha risposto: “ l’Unione Europea ha poco da fare con le decisioni in Turchia”
Poco a poco scende la sera, e seguono altri commenti allarmisti:
-Visto! Sono già le sette e mezza e ancora non hanno acceso la luce- dice un ragazzo del gruppo- l’hanno tagliata di sicuro.
-Adesso basta allarmarsi. La luce viene accesa tutti i pomeriggi alle otto e mezza- assicura un altro.
Quando sono le otto e trentatré minuti io gli ricordo che sono già passate le otto e mezza. Mi dice di aspettare un poco.
La luce arriva! Il parco si illumina e inizia la notte più bella che ricordo aver passato nella piazza di Taksim.
Tra gli applausi dei presenti, appare un gruppo di madri degli accampati nel parco. Le madri formano allora una catena umana e si muovono lungo tutto il parco gridando il loro appoggio ai propri figli, che in questo momento, siamo tutti quelli che ci troviamo lì.
Più tardi, accanto alla statua di Ataturk, nel centro della piazza, transennata dai poliziotti, si è messo un pianoforte e una dozzina di compagni si avvicinano per suonarlo e cantano, sotto il vigile sguardo della polizia, che non abbandonano le loro maschere neanche per un secondo, affinché si veda che, come noi, sono esseri umani capaci di sentire, di sorridere. Di cantare. Anche solo una notte almeno!









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