sábado, 15 de junio de 2013

Questo è solo l’inizio. La lotta continua (15/06/13)


Ieri sera il presidente Tayyip Erdonan si è riunito ancora con un gruppo di rappresentanti di attori e rappresentanti delle associazioni Taksim Gezi, che aggruppano al suo interno più di 80 gruppi ed ONG.
Una riunione che è durata più di tre ore, nella quale la tensione è stata massima. Il riassunto che segue è basato nell'articolo che questa mattina ha reso pubblico il giornalista Can Dundar nel quotidiano Milliyet:
Erdogan ha lasciato chiaro che tutto questo movimento non è altro che un complotto fatto da altri Paesi con lo scopo di farlo fuori, e che tutti quelli che stanno a favore delle proteste, solo stanno essendo i complici di questo complotto.
I rappresentanti gli chiedono se pensava domandare scusa per le violente aggressioni della polizia al popolo turco, ed Erdogan risponde:
“la mia defunta madre è stata insultata davanti la porta della mia stessa casa. Nei meeting nessuno farebbe qualcosa del genere”. E come esempio ha fatto riferimento agli illegali e marginati che ci sono all'interno della squadra Carsi (tifosi del Besiktas), ma non ha spiegato né cosa intendesse per illegali né per marginati.
Alla domanda riguardo alle sue intenzioni durante il meeting di oggi, sabato 15 giugno, Erdogan ha risposto che aveva deciso cominciare la sua campagna elettorale e che per nessun motivo la cancellerà (da dire che le elezioni saranno tra due anni). Ha inoltre assicurato che, se si abbandona il parco Gezi, lui non farà riferimento ai fatti accaduti durante i suoi meeting ad Ankara ed Istanbul di questo fine settimana.
Erdogan ha mostrato ai presenti un video di 17 minuti, nel quale si vedevano i manifestanti attaccare violentemente la polizia. E ha minacciato con diffondere pubblicamente questo materiale video se non cessano le proteste questo stesso fine settimana.
Il video è stato realizzato dalla polizia stessa; ha come obiettivo provocare l’ira dei suoi elettori e ovviamente, continuare a creare un conflitto sociale.
Erdogan ha di nuovo ripetuto la sua proposta:
“aspettare la decisione del giudice riguardo al progetto del parco Gezi e creare un referendum in modo che la gente possa decidere al riguardo”
Il rappresentante dell’associazione Taksim Gezi ha risposto al presidente Erdogan che le mobilitazioni andavano oltre la semplice richiesta di annullare il progetto sul parco e che erano estese ad un malessere sociale di fronte la sua politica.
In questo momento Erdogan si è alzato furioso ed ha urlato:
“siete tutti contro di me. Sono le 3 di mattina ed è da più di 15 ore che sono qui. Adesso basta!” e va via dalla sala.
Nel parco Gezi, d’altra parte, da ieri, si sono aperte le consulte ed i dibattiti riguardo a quale linea seguire dopo la proposta del governo. Il parco si è diviso in sette zone, per raccogliere le idee e rielaborare un comunicato comune. La gente poteva tramite Facebook e Twitter esprimere la loro posizione. Ed oggi, alle 10 di mattina, dopo la consulta, la direzione dell’associazione Taksim Gezi ha emesso il seguente comunicato, esprimendo le richieste e la loro posizione:
"Le proteste, iniziate dopo l’attacco sproporzionato agli attivisti che difendevano il parco Gezi, si sono trasformate in un malessere generale verso le politiche del partito al governo AKP degli ultimi 11 anni, e si sono estese a tutti gli angoli della Turchia. La mobilitazione di cento mila cittadini durante questi 18 giorni sono diventati storia del nostro Paese, trasformandosi nella mobilitazione più importante nella lotta per i diritti sociali. La violenza della polizia non ha messo a tacere, fermare né separare ai protestanti, ma al contrario, ha creato un’unione più forte del pueblo. Il governo ha disprezzato sin dall'inizio la nostra voce e ha perso tutta la legittimità, nel cercare di manipolare la realtà dei fatti attraverso i mezzi di comunicazione. Ha cercato di dividere e confondere i cittadini. Ma questo è solo l’inizio. La resistenza continua.
Dopo 18 giorni di proteste ci sono 4 morti, centinaia di feriti, alcuni di loro hanno perso un occhio, o qualche estremità, altri sono ancora nei reparti di rianimazione. Ci rammarichiamo con profondo dolore che questi siano stati assassinati mentre usufruivano del loro diritto democratico di manifestarsi. Il governo di Erdogan né si è pronunciato dopo le morti, né dimostra intenzione di investigare i fatti accaduti. È nostro desiderio e obbligazione perseguire i colpevoli fino a che siano processati.
Siamo coscienti che la nostra resistenza non più essere delimitata alla zona del parco, per cui affermiamo che oggi stesso la nostra resistenza di estenderà ad ogni metro quadro del nostro Paese. Continueremo con il nostro obbligo di difendere la natura ed ad ogni essere vivente, difendere le nostre città, le nostre vite, e il nostro futuro.
La nostra unione e l’appoggio ricevuto da tutto il mondo, ci rendono più forti che mai e siamo determinati a lottare per i nostri diritti.
Questo è solo l’inizio. La lotta continua."



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